Mela Miali

Melo - Miali

La Miali è una vecchia varietà autoctona della Sardegna, coltivata in tutta l’isola ma che, nella provincia di Sassari, trova la sua origine e l’areale di maggiore diffusione. Il frutto matura tra la terza decade di settembre e la prima di ottobre a seconda dell’areale di coltivazione. Varietà molto interessante per l’elevata produttività, l’aspetto gradevole del frutto e le ottime caratteristiche organolettiche. Il melo Miali è anche uno dei 214 Prodotti Agroalimentari Tradizionali (PAT) della Regione Autonoma della Sardegna.

Scheda della risorsa PDF

Regno: Vegetale

Famiglia: Rosaceae

Genere: Malus

Specie: Malus domestica Borkh.

Area di origine: Areali frutticoli della Sardegna

Rischio di estinzione e/o erosione genetica: Si

Agricoltori custodi: Patteri Maria Salvatorina Ignazia | Guaraglia Alessandro

Miali significa Michele, e di solito è preceduto da “Santo”, riferendosi nella quasi totalità dei casi a San Michele appunto; secondo i testimoni ascoltati si può riferire ad una zona in cui iniziò la coltivazione, denominata (Santu) Miali, e in Sardegna ce ne sono molte: un importante nuraghe, un monte e molti toponimi sardi portano il nome Santu Miali. In Sardegna è anche prassi comune conferire il nome alla frutta sulla base del periodo di maturazione/raccolta e/o consumo, in associazione ai più importanti santi/feste cristiane dello stesso periodo (si vedano ad esempio le tante cultivar denominate “San Giovanni”. Nel caso della Mela Miali, la denominazione potrebbe essere connessa al periodo di maturazione dei frutti, che corrisponde alla data di festeggiamento di San Michele il 29 settembre. Ne L’agricoltura sarda (1954) la Miali viene citata, così come viene citata solo en passant, come «mela Appio e Miali considerate varietà locali cosi care ai sassaresi e tanto gradite a tutti i sardi… si preferisce la coltura promiscua, così alla casalinga…» (1954:112). In uno studio nazionale sui meli degli anni ’60, il melo Miali viene indicato come “buon impollinatore” della Appio (1967: 67). Tra gli anni ’80 e ’90 del secolo scorso vi fu un rinnovato interesse per le cultivar locali di mele. Nel 1988 il melo Miali viene citato nella Rivista di Frutticoltura e Ortofloricoltura come «cultivar locale tradizionalmente presente nei frutteti di Sassari» con altre informazioni, probabilmente desunte da Milella et al. (Agabbio, Mulas, Nieddu 1988: 50). Mario Agabbio ne dà una descrizione accurata, dalla buccia «di medio spessore, untuosa di colore giallo con sovra colore rosso intenso striato sul 90% della superficie» alla «polpa di colore giallo crema, non imbrunisce facilmente all’aria, è poco soda, mediamente succosa, aromatica e dolce, poco acida e di buon sapore» sottolineando che la Miali "è molto apprezzata sui mercati locali per il gusto aromatico dei frutti".

B1 Presenza/legame con il territorio
B1.1 Identificazione della risorsa
B1.2 Area geografica
B1.3 Risorsa presente nel Comune/Area geografica di origine o introdotta da altro territorio
B1.4 Tempo di presenza della risorsa in quel territorio
B1.5 Percezione dell'entità del legame della risorsa con il territorio
B2 Informazioni storiche, antropologiche, indagini e studi scientifici
B2.1 Disponibilità di documentazione storica/archivistica a supporto del legame della risorsa genetica con il territorio
B2.2 Bibliografia
B3 Conoscenze tradizionali associate
B3.1 Utilizzo alimentare della risorsa
B3.2 Utilizzo non alimentare della risorsa
B3.3 Ambito di processo
B3.4 Processo di lavorazione del prodotto
Selezionare metodo di conservazione:
Selezionare metodo di trasformazione:
B3.5 Tecniche di allevamento, di gestione e di riproduzione
B3.6 Principali ragioni di utilizzo di una risorsa genetica
B3.7 Impiego durante eventi culturali, religiosi, folkloristici etc.
B4 Trasmissione dei saperi relativi a coltivazione e uso della varietà
B4.1 Cenni storici (specificare)

Traccia:

  • Riferimento a riti e simboli nell'allevamento (lune, ricorrenze, ecc.), scambio di materiale genetico fra allevatori (ora e/o in passato), proverbi, favole, detti, storie legate alla cultura, nomi di prodotti derivati
  • Ricette (allegare, in formato digitale, le eventuali ricette alla sezione altri file, correlandola alla tipologia "file relazione storica")
  • Modalità di trasmissione dei saperi (scritta, orale etc.). Componenti della famiglia coinvolti nella trasmissione delle informazioni
  • Quali esperienze e quali soggetti sono stati fondamentali nell’apprendere i saperi relativi al bene? Chi ha trasmesso questi saperi? In quali occasioni?
  • A chi si stanno trasmettendo questi saperi? In quali occasioni? Sono stati introdotti cambiamenti rispetto ai saperi tradizionali?
B5 Note e commenti
B1.2 Area geografica
B1.3 Risorsa presente nel Comune/Area geografica di origine o introdotta da altro territorio
B1.4 Tempo di presenza
B1.5 Percezione dell'entità del legame della risorsa con il territorio
B2 Informazioni storiche, antropologiche, indagini e studi scientifici
B2.1 Disponibilità di documentazione storica/archivistica a supporto del legame della risorsa genetica con il territorio
B2.2 Bibliografia
B3 Conoscenze tradizionali associate
B3.1 Utilizzo alimentare della risorsa
B3.2 Utilizzo non alimentare della risorsa
B3.3 Ambito di processo
B3.4 Processo di lavorazione del prodotto
Selezionare metodo di conservazione:
Selezionare metodo di trasformazione:
B3.5 Principali ragioni di utilizzo di una risorsa genetica
B4 Trasmissione dei saperi relativi a coltivazione e uso della varietà
Cenni storici (specificare)

Traccia:

  • Riferimento a riti e simboli della coltivazione (lune, ricorrenze, ecc.), scambio di seme fra agricoltori (ora e/o in passato), proverbi, favole, detti, storie legate alla cultura, nomi di prodotti derivati
  • Ricette (allegare, in formato digitale, le eventuali ricette alla sezione altri file, correlandola alla tipologia "file relazione storica")
  • Modalità di trasmissione dei saperi (scritta, orale etc.). Componenti della famiglia coinvolti nella trasmissione delle informazioni
  • Quali esperienze e quali soggetti sono stati fondamentali nell’apprendere i saperi relativi al bene? Chi ha trasmesso questi saperi? In quali occasioni?
  • A chi si stanno trasmettendo questi saperi? In quali occasioni? Sono stati introdotti cambiamenti rispetto ai saperi tradizionali?
B5 Note e commenti

Link e documenti correlati

Albero di debole vigore, ramificato a portamento espanso, ricadente, altamente produttivo, fruttifica solo  sui rami misti. Presenta internodi lunghi sui rami di 1 anno, con numero scarso di lenticelle. L’epoca di fioritura è intermedia-tardiva. La dimensione delle foglie è media, la posizione della foglia, in relazione al ramo, è verso l’alto, il rapporto lunghezza/larghezza della lamina fogliare è medio, la dentatura del margine fogliare è bicrenata, il picciolo medio, la pubescenza della pagina inferiore: media. Il colore predominante del fiore (appena prima dell’apertura della corolla) è rosa scuro, i petali, di forma ovata, sono separati, lo stigma e stami sono allo stesso livello. Il diametro del fiore è medio. L’epoca di maturazione per la raccolta è tardiva o molto tardiva; il frutto piccolo, di forma obloide, senza costolatura, con corona alla sommità del calice assente o leggera. La pruina della buccia è presente, forte, vi sono lenticelle in numero medio, il colore di fondo è giallo con tonalità di sovraccolore rosso-purpureo, con estensione del sovraccolore sull’intera superficie di tipo uniforme con striature ben definite. Il peduncolo si presenta corto o medio, con la cavità peduncolare mediamente profonda ed ampiezza della stessa media. Alla raccolta la profondità della cavità calicina del frutto è poco profonda mentre l’ampiezza della stessa è media. La consistenza della polpa è media, di color crema, mentre le logge carpellari (in sezione trasversale) sono chiuse o  appena aperte.

Informazioni risorsa
A1 Caratterizzazione morfologica
A2 Inquadramento agro-ambientale
A2.1 Identificazione sito

Luogo di conservazione

Modalità di conservazione In Situ/On Farm

Modalità di conservazione Ex Situ

 

A2.2 Conduttore dell'azienda

Attività agricola prevalente

A2.3 Ordinamento produttivo prevalente dell'azienda
A2.4 Caratteristiche luogo allevamento
A2.5 Rischio di erosione genetica o di estinzione
A2.6 Sistema allevamento
A2.7 Origine del materiale allevato

Origine riproduttori

Epoca di introduzione in azienda

Luogo dove è stato inizialmente reperito

A2.8 Consistenza
A2.9 Ruolo della risorsa in azienda
A2.10 Usi della risorsa

Destinazione

Ambito di processo

A2.11 Metodo di riproduzione
A2.12 Commercializzazione
A2.13 Rischio di perdita dell'accessione a giudizio del rilevatore
A2.14 Notizie su altre popolazioni o individui simili locali scomparsi
A3 Caratteri produttivi e riproduttivi

Fornire le sottostanti informazioni relative ai caratteri produttivi e riproduttivi della razza, in funzione della specie che si considera.
Caratteri produttivi
- per animali da latte: livelli produttivi di primipare e adulte per lattazione e durata lattazione, eventualmente % TG e TP per lattazione
- per animali da carne: peso a età tipiche (nascita, svezzamento o 30 gg, 90 gg, 6 mesi, 1 anno, peso medio alla macellazione
Caratteri riproduttivi
- stagionalità dell'estro: poliestro continuo o stagionale, periodo di anaestro
- età media al primo parto
- fertilità annua (intesa come rapporto percentuale tra il numero delle femmine partorite ed il numero delle femmine messe in riproduzione).
- prolificità (intesa come rapporto percentuale tra i nati ed il numero delle femmine partorite).
- fecondità annua (intesa come rapporto percentuale tra i nati ed il numero delle femmine messe in produzione).

A2 Inquadramento agro-ambientale

Luogo di conservazione

 
A2.1 Identificazione sito collezione
A2.2 Conduttore dell'azienda

Attività agricola prevalente

A2.3 Ordinamento produttivo prevalente dell'azienda
A2.4 Caratteristiche luogo di collezione
A2.5 Origine del materiale collezionato

Luogo dove è stata inizialmente reperita la risorsa

A2.6 Materiale ritrovato/collezionato

Tipo

Quantità

A2.7 Parti della pianta utilizzate

Selezionare almeno una voce

A2.8 Usi della pianta

Destinazione

ambito

A2.9 Metodo di propagazione
A2.10 Tipo di portainnesto
A2.11 Sistema colturale
A2.12 Gestione colturale

Avversità - tipo/diffusione

A2.13 Modalità di raccolta
A2.14 Metodi di conservazione e trattamento post-raccolta
A2.15 Commercializzazione
A2.16 Rischio perdita dell'accessione
A2.17 Notizie circa altre collezioni o varietà simili locali scomparse
A3 Caratterizzazione genetica e/o morfo-colorimetrica dei caratteri seminali e fruttiferi
A4 Caratterizzazione genetica

Non obbligatoria, se non su richiesta specifica della Commissione tecnico-scientifica

A4 Note e commenti
A5 Note e commenti

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