Stacca di Bonnanaro

Ciliegio Stacca di Bonnanaro

La cultivar Stacca di Bonnanaro è ritenuta dall’Agenzia Agris “Accessione interessante per la produttività elevata e per le buone caratteristiche organolettiche dei frutti”. Gli anziani testimoni bonnanaresi ricordano che esistevano diverse qualità di ciliegie tradizionali in paese, più o meno grandi, più o meno precoci, colorate e dolci o acidule. Nella seconda metà del secolo nel 1986 S. Dettori e D. Mura concentrano la propria analisi sulla cosiddetta Comune di Bonnanaro evidenziando che si tratta di una popolazione, caratterizzata da piante rustiche e di medio vigore con frutto piccolo, tenerino, acidulo, particolarmente gradevole. Questa ciliegia viene riconosciuta come Prodotto Agroalimentare Tradizionale della Regione Sardegna (Art. 8 DL 173/98; Art 2. DM 350/99).

Scheda della risorsa PDF

Regno: Vegetale

Famiglia: Rosaceae

Genere: Prunus

Specie: Prunus avium L.

Area di origine: Areali cerasicoli della Sardegna

Rischio di estinzione e/o erosione genetica: Si

La fama delle ciliegie di Bonnanaro secondo un anziano testimone risale già agli anni ’50 del XX secolo quando era bambino: “La vecchia 13,1 di fronte al Monte Santu, a fine marzo era completamente bianca perché c’era una collina intera bianca dalla fioritura dei ciliegi”. Si racconta anche di una donna anziana che sulla allora 131 [S.S. 131 che passa vicino a Bonnanaro] ci fosse una fontana, nei pressi della quale la donna vendesse abitualmente le famose ciliegie di Bonnanaro. Era un punto di riferimento per gli automobilisti e per i commercianti sassaresi che lì acquistavano le ciliegie da rivendere a Sassari e in tutta la provincia elogiandone la bontà. La cultivar GF Petrarca è ritenuta dall’Agenzia Agris “Accessione interessante per la produttività elevata e per le buone caratteristiche organolettiche dei frutti”. La coltivazione del ciliegio in Sardegna ha una tradizione plurisecolare. Già Andrea Manca dell’Arca nel 1780 enumera diverse cultivar locali, testimoniando la discreta diffusione della coltura, prevalentemente nei vigneti locali o in piccoli appezzamenti. I numerosi attuali toponimi derivati dal latino cerasus o da cariasa testimoniano la presenza della pianta da lungo tempo sull’Isola. Il toponimo Cariasa e varianti ricorre ad esempio nei Comuni di Banari, Santulussurgiu, Scano; Cossoine, Cerexi, Cerexia compare a Seulo, Villanovatulo, Isili. Giacinto Moris nella sua monumentale Flora Sardoa enumera a sua volta alcune qualità di Prunus avium: la Ghindas (cerasa nigra), la Cerexia comuna, la Duracina, la Cerexia garoffali, la Cerexia maureddina, la Cerexia de nuxi, la Cerexia genuvina, la Cerexia barracocca. Per il Prunus cerasus nomina l’Arbagessa (it. marasca) (Moris 1837: 413).

B1 Presenza/legame con il territorio
B1.1 Identificazione della risorsa
B1.2 Area geografica
B1.3 Risorsa presente nel Comune/Area geografica di origine o introdotta da altro territorio
B1.4 Tempo di presenza della risorsa in quel territorio
B1.5 Percezione dell'entità del legame della risorsa con il territorio
B2 Informazioni storiche, antropologiche, indagini e studi scientifici
B2.1 Disponibilità di documentazione storica/archivistica a supporto del legame della risorsa genetica con il territorio
B2.2 Bibliografia
B3 Conoscenze tradizionali associate
B3.1 Utilizzo alimentare della risorsa
B3.2 Utilizzo non alimentare della risorsa
B3.3 Ambito di processo
B3.4 Processo di lavorazione del prodotto
Selezionare metodo di conservazione:
Selezionare metodo di trasformazione:
B3.5 Tecniche di allevamento, di gestione e di riproduzione
B3.6 Principali ragioni di utilizzo di una risorsa genetica
B3.7 Impiego durante eventi culturali, religiosi, folkloristici etc.
B4 Trasmissione dei saperi relativi a coltivazione e uso della varietà
B4.1 Cenni storici (specificare)

Traccia:

  • Riferimento a riti e simboli nell'allevamento (lune, ricorrenze, ecc.), scambio di materiale genetico fra allevatori (ora e/o in passato), proverbi, favole, detti, storie legate alla cultura, nomi di prodotti derivati
  • Ricette (allegare, in formato digitale, le eventuali ricette alla sezione altri file, correlandola alla tipologia "file relazione storica")
  • Modalità di trasmissione dei saperi (scritta, orale etc.). Componenti della famiglia coinvolti nella trasmissione delle informazioni
  • Quali esperienze e quali soggetti sono stati fondamentali nell’apprendere i saperi relativi al bene? Chi ha trasmesso questi saperi? In quali occasioni?
  • A chi si stanno trasmettendo questi saperi? In quali occasioni? Sono stati introdotti cambiamenti rispetto ai saperi tradizionali?
B5 Note e commenti
B1.2 Area geografica
B1.3 Risorsa presente nel Comune/Area geografica di origine o introdotta da altro territorio
B1.4 Tempo di presenza
B1.5 Percezione dell'entità del legame della risorsa con il territorio
B2 Informazioni storiche, antropologiche, indagini e studi scientifici
B2.1 Disponibilità di documentazione storica/archivistica a supporto del legame della risorsa genetica con il territorio
B2.2 Bibliografia
B3 Conoscenze tradizionali associate
B3.1 Utilizzo alimentare della risorsa
B3.2 Utilizzo non alimentare della risorsa
B3.3 Ambito di processo
B3.4 Processo di lavorazione del prodotto
Selezionare metodo di conservazione:
Selezionare metodo di trasformazione:
B3.5 Principali ragioni di utilizzo di una risorsa genetica
B4 Trasmissione dei saperi relativi a coltivazione e uso della varietà
Cenni storici (specificare)

Traccia:

  • Riferimento a riti e simboli della coltivazione (lune, ricorrenze, ecc.), scambio di seme fra agricoltori (ora e/o in passato), proverbi, favole, detti, storie legate alla cultura, nomi di prodotti derivati
  • Ricette (allegare, in formato digitale, le eventuali ricette alla sezione altri file, correlandola alla tipologia "file relazione storica")
  • Modalità di trasmissione dei saperi (scritta, orale etc.). Componenti della famiglia coinvolti nella trasmissione delle informazioni
  • Quali esperienze e quali soggetti sono stati fondamentali nell’apprendere i saperi relativi al bene? Chi ha trasmesso questi saperi? In quali occasioni?
  • A chi si stanno trasmettendo questi saperi? In quali occasioni? Sono stati introdotti cambiamenti rispetto ai saperi tradizionali?
B5 Note e commenti

Link e documenti correlati

Albero di forte vigore, a portamento semi-eretto con internodi sui rami corti.  I rami di un anno portano poche lenticelle. Varietà autocompatibile inizia a fiorire molto precocemente. Il diametro del fiore è piccolo con petali di forma rotonda e con disposizione sovrapposta degli stessi. Il rapporto lunghezza/larghezza della lamina fogliare è medio, il picciolo lungo. L’epoca di inizio maturazione dei frutti è media, i frutti sono piccoli, di forma rotonda ed estremità pistillare piatta, con sutura del frutto poco evidente e lunghezza del gambo medio. Lo strato di abscissione tra peduncolo e frutto è assente. La buccia si presenta di colore rosso, la polpa di color crema, di consistenza soffice, con medio numero di  lenticelle. Il succo è di colore giallo chiaro, il frutto ad alta acidità e bassa dolcezza. Il nocciolo è piccolo, di forma ampiamente ellittica. Il rapporto peso del frutto/peso del nocciolo è medio.

Informazioni risorsa
A1 Caratterizzazione morfologica
A2 Inquadramento agro-ambientale
A2.1 Identificazione sito

Luogo di conservazione

Modalità di conservazione In Situ/On Farm

Modalità di conservazione Ex Situ

 

A2.2 Conduttore dell'azienda

Attività agricola prevalente

A2.3 Ordinamento produttivo prevalente dell'azienda
A2.4 Caratteristiche luogo allevamento
A2.5 Rischio di erosione genetica o di estinzione
A2.6 Sistema allevamento
A2.7 Origine del materiale allevato

Origine riproduttori

Epoca di introduzione in azienda

Luogo dove è stato inizialmente reperito

A2.8 Consistenza
A2.9 Ruolo della risorsa in azienda
A2.10 Usi della risorsa

Destinazione

Ambito di processo

A2.11 Metodo di riproduzione
A2.12 Commercializzazione
A2.13 Rischio di perdita dell'accessione a giudizio del rilevatore
A2.14 Notizie su altre popolazioni o individui simili locali scomparsi
A3 Caratteri produttivi e riproduttivi

Fornire le sottostanti informazioni relative ai caratteri produttivi e riproduttivi della razza, in funzione della specie che si considera.
Caratteri produttivi
- per animali da latte: livelli produttivi di primipare e adulte per lattazione e durata lattazione, eventualmente % TG e TP per lattazione
- per animali da carne: peso a età tipiche (nascita, svezzamento o 30 gg, 90 gg, 6 mesi, 1 anno, peso medio alla macellazione
Caratteri riproduttivi
- stagionalità dell'estro: poliestro continuo o stagionale, periodo di anaestro
- età media al primo parto
- fertilità annua (intesa come rapporto percentuale tra il numero delle femmine partorite ed il numero delle femmine messe in riproduzione).
- prolificità (intesa come rapporto percentuale tra i nati ed il numero delle femmine partorite).
- fecondità annua (intesa come rapporto percentuale tra i nati ed il numero delle femmine messe in produzione).

A2 Inquadramento agro-ambientale

Luogo di conservazione

 
A2.1 Identificazione sito collezione
A2.2 Conduttore dell'azienda

Attività agricola prevalente

A2.3 Ordinamento produttivo prevalente dell'azienda
A2.4 Caratteristiche luogo di collezione
A2.5 Origine del materiale collezionato

Luogo dove è stata inizialmente reperita la risorsa

A2.6 Materiale ritrovato/collezionato

Tipo

Quantità

A2.7 Parti della pianta utilizzate

Selezionare almeno una voce

A2.8 Usi della pianta

Destinazione

ambito

A2.9 Metodo di propagazione
A2.10 Tipo di portainnesto
A2.11 Sistema colturale
A2.12 Gestione colturale

Avversità - tipo/diffusione

A2.13 Modalità di raccolta
A2.14 Metodi di conservazione e trattamento post-raccolta
A2.15 Commercializzazione
A2.16 Rischio perdita dell'accessione
A2.17 Notizie circa altre collezioni o varietà simili locali scomparse
A3 Caratterizzazione genetica e/o morfo-colorimetrica dei caratteri seminali e fruttiferi
A4 Caratterizzazione genetica

Non obbligatoria, se non su richiesta specifica della Commissione tecnico-scientifica

A4 Note e commenti
A5 Note e commenti

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